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7 Luglio 2023

ITALIA REPUBBLICA FONDATA SUL LAVORO: SULLA SICUREZZA COME VA?

L’articolo 1 della nostra Costituzione sancisce che: ”L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. E’ un’affermazione importante quanto impegnativa. Il lavoro, qualunque lavoro, è sinonimo di dignità e di libertà per ogni persona. Le italiane e gli italiani sono sempre stati grandi lavoratori, tenaci, talentuosi, innovativi e generosi. Sono stati capaci, soprattutto nel secondo dopoguerra, sotto le tre storiche sigle sindacali CGIL-CISL-UIL di grandi esemplari conquiste nell’ambito del Diritto del Lavoro. Il risultato finale lo possiamo individuare nella Legge 300 del maggio 1970 nota con il nome di Statuto dei Lavoratori, fortemente voluta dal Ministro socialista Giacomo Brodolini e alla quale diede un fondamentale contributo il prof. Gino Giugni, anch’egli socialista. Stante la prematura scomparsa del Ministro Brodolini, la legge fu presentata in Parlamento dal Ministro democristiano Carlo Donat-Cattin e fu approvata a larga maggioranza dai partiti dell’allora schieramento di centrosinistra (DC, PSI, PSDI, PRI).
A distanza di oltre 50 anni nel mondo del lavoro molte cose sono cambiate. Qualche diritto del lavoratore è venuto meno, il sindacato ha perso parte della sua autorevolezza, con la modifica dell’art.18 della suddetta Legge 300 è venuta meno qualche certezza sul posto di lavoro, il lavoro nero è esploso in ogni parte d’Italia, i salari hanno oggettivamente perso negli anni molto del loro potere d’acquisto, la sicurezza sul posto di lavoro è diminuita di molto, è cresciuta notevolmente la presenza di lavoratori stranieri, l’insegnamento delle norme di sicurezza non sempre è puntuale e continuo, le morti bianche e gli infortuni sono aumentati tragicamente, la forbice salariale si è ampliata, la rabbia sociale, anche per tutto questo, è cresciuta.
Il bilancio delle morti sul lavoro in Italia nei primi cinque mesi del 2023 è straziante.
Sono 358 le vittime rilevate tra gennaio e maggio 2023. Da gennaio a maggio sono 271 gli infortuni mortali registrati in ambienti di lavoro e 87 quelli in itinere. In zona rossa, con una incidenza superiore al 25% della media nazionale, troviamo addirittura il nostro Trentino Alto Adige.
Sono dati ufficiali presentati dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente di VEGA Engineering, società di consulenza e di progettazione ingegneristica con sede a Mestre (VE). Istituito nel 2009, l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro raccoglie tutte le informazioni disponibili relative agli infortuni mortali sul lavoro provenienti da diverse fonti, tra cui INAIL, mass-media, comunicazioni di enti istituzionali o di associazioni del settore. Tutte le informazioni relative alle vittime sul lavoro vengono analizzate dall’ufficio tecnico di Vega Engineering, al fine di effettuare propri studi tesi ad individuare le misure di sicurezza più idonee per prevenire gli infortuni sul lavoro.
Gli Studi e le statistiche dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering contemplano tutti i casi di infortunio mortale sul lavoro accaduti sul territorio nazionale italiano.
Per tutti gli operatori della prevenzione degli infortuni sul lavoro, l’esigenza di analizzare statisticamente gli infortuni mortali sul lavoro nasce dalla necessità di individuare le circostanze che determinano gravi incidenti sul lavoro, per poter stabilire, di conseguenza, quali misure di sicurezza attuare per evitare l’infortunio sul lavoro. Gli Studi e le statistiche dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering contemplano tutti i casi di infortunio mortale sul lavoro accaduti sul territorio nazionale italiano.
E’ continuo l’appello alla sicurezza da parte dell’Osservatorio Vega Engineering, soprattutto in considerazione dell’elevata incidenza di mortalità dei giovanissimi con un’età compresa tra i 15 e i 24 anni.
Il 100% in più rispetto ai colleghi nella fascia tra i 25 e i 34 anni. e fino ai 14 anni si rilevano ancora 27.760 denunce di infortunio, oltre il 10% del totale.
L’allarme riguarda anche i lavoratori stranieri: il loro rischio di infortunio mortale è quasi doppio rispetto agli italiani, con un’incidenza di mortalità di 20,2 contro il 10,8 degli italiani.
In diminuzione, invece, le denunce di infortunio totali: -24,1% rispetto a maggio 2022.
Un dato positivo che è comunque opportuno chiarire: nei primi mesi del 2022 gli «infortuni per Covid erano ancora molto numerosi. Dunque, è la conclusione dell’emergenza sanitaria la vera causa di questa diminuzione.
L’attività manifatturiera rimane il settore più colpito dagli infortuni.
Sul podio dell’insicurezza in zona rossa ci sono: Umbria, Abruzzo, Valle d’Aosta, Trentino – Alto Adige Sudtirol e Friuli Venezia Giulia.
Possiamo vedere chiaramente questi fenomeni nella mappa qui allegata.
Questa è la prima istantanea della mappatura dell’emergenza dell’Osservatorio VEGA Engineering, che aiuta a capire dove i lavoratori hanno rischiato maggiormente la propria vita in questi primi cinque mesi del 2023. Il rischio di morte, regione per regione, da gennaio a maggio 2023. Dalla zona rossa alla zona bianca.
In zona rossa nei primi cinque mesi del 2023 con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Im = Indice incidenza medio, pari a 11,7 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori) sono: Umbria, Abruzzo, Valle D’Aosta, Trentino – Alto Adige Sudtirol e Friuli Venezia Giulia.
In zona arancione: Sicilia, Puglia, Lombardia, Marche e Piemonte. In zona gialla: Veneto, Campania, Liguria e Lazio. In zona bianca: Emilia Romagna, Toscana, Sardegna, Calabria, Basilicata e Molise.
Il fatto di trovare la nostra Regione del Trentino – Alto Adige Sudtirol in zona rossa e, quindi, a più alto rischio di morti e/o infortuni sul lavoro, ci preoccupa molto e ci impone alcune doverose riflessioni e altrettante responsabili decisioni. La Politica del Lavoro deve essere sempre una priorità, deve vedere sempre e costantemente convocate e unite le istituzioni e i vari rappresentanti delle categorie economiche, quali sindacati, Confindustria, Associazione Artigiani, Unione Commercio e Camera di Commercio. Il tema dello Sviluppo sostenibile non può prescindere dal condividere la costruzione e il mantenimento di un ambiente di lavoro sicuro e gratificante per tutti.
Il Trentino, stante la sua meritoria storia, che in pochi decenni lo ha visto uscire dalla miseria e saper costruire un minimo di benessere equo e diffuso, anche su questi temi può dar vita ad un modello virtuoso.
Il lavoro, del resto, anche qui da noi è sinonimo di moralità, di libertà e di dignità di ogni persona.