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17 Gennaio 2025

ISEE 2025: TITOLI DI STATO ESCLUSI DAL CALCOLO (E ALTRE NOVITÀ)

Così come comunicato da una specifica nota di Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha firmato il D.P.C.M. relativo alle modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, che fissa le regole per la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE).

Il nuovo decreto, nell’ottica di garantire una maggiore certezza del diritto a contribuenti ed enti, recepisce una lunga serie di novità intervenute nel tempo e che hanno modificato il testo del regolamento che disciplina lo strumento utilizzato dalle famiglie italiane per accedere a misure sociali e di assistenza agevolate erogate dallo Stato e dagli enti locali.

Il provvedimento prevede una disciplina transitoria di validità delle attestazioni ISEE già rilasciate e che resteranno valide ai fini dell’accesso alle prestazioni sociali agevolate fino alla naturale scadenza. Resta comunque la possibilità per le famiglie di richiedere una nuova attestazione ISEE calcolata secondo le regole fissate dal nuovo D.P.C.M. che ora sarà inviato alla Corte dei conti per la registrazione e la sua successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Esclusione dei titoli di Stato

Si perfeziona così l’operatività della novella recata dalla legge di Bilancio 2024. Va ricordato come i commi 183-185 dell’art. 1 della Legge n. 213/2023 escludono dal calcolo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), fino al valore complessivo di 50.000 euro, i titoli di Stato e alcuni prodotti finanziari di raccolta del risparmio, stabilendo l’aggiornamento del regolamento in materia di revisione dell’Indicatore ai fini della richiesta di prestazioni sociali agevolate.

Più nello specifico, così come ricorda il Dossier di approfondimento dei Servizi Studi di Camera e Senato, il comma 183 stabilisce che nella determinazione dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) vengano esclusi i titoli di Stato di cui all’art. 3 del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di debito pubblico di cui al D.P.R. 30 dicembre 2003, n. 398, oltre che i prodotti finanziari di raccolta di risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato, fino al valore complessivo di 50.000 euro.

Va evidenziato come il richiamato Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di debito pubblico, all’art. 3, fa in particolare riferimento ai prodotti e strumenti finanziari a breve, medio e lungo termine, di cui, all’atto dell’emissione, deve essere indicato l’ammontare nominale, il tasso di interesse o i criteri per la sua determinazione, la durata, l’importo minimo sottoscrivibile, il sistema di collocamento ed ogni altra caratteristica e modalità.

Tra i titoli a breve termine rientrano i Buoni ordinari del Tesoro (BOT) fino a 12 mesi con rendimento dato dallo scarto di emissione e i CTZ (Certificati del tesoro zero-coupon) di 24 mesi; i titoli a medio termine e lungo termine sono rappresentati dai Buoni del tesoro poliennali (BTP), che possono essere tenuti in portafoglio per un minimo di 4 fino ad un massimo di 30 anni, con cedola fissa o variabile, e che possono essere indicizzati all’inflazione.

Altra tipologia di titoli di Stato a medio termine considerati (durata 7 anni), i Certificati di credito del Tesoro (CCT), con cedole variabili semestrali, legate al tasso interbancario di riferimento. Per prodotti finanziari di raccolta di risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato si intende invece il risparmio postale, sotto forma di buoni postali fruttiferi e di libretti di risparmio postale.

I fondi sono garantiti dallo Stato proprio in virtù del carattere di servizio di interesse economico generale e rappresentano una voce di gestione separata ai fini contabili e amministrativi, la cui raccolta è affidata alla Cassa depositi e prestiti (CDP).

Al comma 184 viene prevista poi l’attuazione della disposizione di esclusione dei titoli di Stato dall’ISEE mediante aggiornamento del D.P.C.M 5 dicembre 2013, n. 159 , regolamento di revisione dell’Indicatore, previsto dall’articolo 5 del D.L. n. 201/2011 (L. n. 214/2011)148, “Salva Italia”.

Gli obiettivi

Va evidenziato come il provvedimento sia da collegarsi alla volontà di accrescere l’appeal dei titoli di Stato italiani anche alla luce della necessità dei collocamenti nel 2025. Come si legge nelle Linee Guida della gestione del debito pubblico 2025 disponibili sul sito del Ministero dell’Economia la strategia del Tesoro sul mercato si svilupperà nei prossimi mesi mediante l’impegno a garantire prevedibilità e regolarità delle emissioni su tutti i principali segmenti dei titoli domestici; la calibrazione dei volumi offerti al mercato in modo da dare maggiore peso ai settori con migliore liquidità sul secondario e più profondità di domanda; il proseguimento dell’offerta dedicata agli investitori retail, volta ad ampliare la loro partecipazione diretta al debito pubblico, anche mediante strumenti con nuove caratteristiche finanziarie; l’ulteriore sviluppo del comparto dei BTP Green attraverso un volume complessivo di emissioni utile a favorire la liquidità dei singoli titoli e le necessità degli investitori specializzati ESG; l’uso di strumenti di liability management (concambi e riacquisti), in linea con l’approccio seguito negli ultimi anni, con una frequenza e intensità funzionali all’andamento di mercato, con il fine di ridurre le dislocazioni su specifici titoli, migliorare la liquidità del secondario, gestire il profilo dei rimborsi degli anni futuri nonché contribuire ove possibile a ridurre il costo medio del debito in circolazione; Il monitoraggio dell’evoluzione dei mercati in valuta estera da sfruttare sia in formato Global che in formato EMTN, con un particolare focus sui collocamenti in dollari, in presenza di condizioni economiche favorevoli.

Come è stato ricordato nel corso del Consiglio dei Ministri da quanto si apprende, secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio stante il calo dello spread degli ultimi mesi e dei rendimenti sui titoli di stato italiani, le curve dei rendimenti italiani attese per il periodo 2025-29 nella prima metà di dicembre, rispetto alle ipotesi sottostanti le stime della spesa per interessi contenute nel Piano strutturale di bilancio 2025 (PSB), risultano più basse in media di circa 30 punti base in ogni anno del periodo.

Con tali curve di rendimenti, il modello di previsione dell’UPB calcola che il minore costo che la riduzione dei tassi d’interesse determinerebbe sulla spesa per interessi del debito pubblico nel prossimo quinquennio, rispetto al PSB 2025, sarebbe pari a un valore cumulato di 17,1 miliardi nel periodo 2025-29 (1,7 miliardi nel 2025, 2,6 miliardi nel 2026, 3,6 miliardi nel 2027, 4,5 miliardi nel 2028 e 4,7 miliardi nel 2029). Questi valori si tradurrebbero in un impatto sul PIL pari a 0,1 punti percentuali in ogni anno del triennio 2025-27 e a 0,2 punti percentuali in ogni anno del biennio 2028-29.

Le altre novità

La nota evidenzia, inoltre, che, per i nuclei familiari aventi tra i componenti persone con disabilità o non autosufficienti, sono esclusi dal computo del reddito di ciascun componente del nucleo familiare i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, comprese le carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche in ragione della condizione di disabilità. Viene anche attribuita una maggiorazione, pari a 0,5, al parametro della scala di equivalenza per ogni componente (del nucleo familiare) con disabilità media, grave o non autosufficiente.

Fonte: Ipsoa.it