Come spesso purtroppo accade, strumenti istituiti per sostenere lavoratori in difficoltà trovano chi li utilizza in modo illecito a discapito della comunità.
E’ il caso della cassa integrazione covid che, già nei primi mesi successivi alla sua istituzione, aveva fatto emergere dati preoccupanti.
E’ del 12 giugno 2020 (appena dopo 3 mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza e dal conseguente lockdown) la circolare n. 532 con cui l’Ispettorato nazionale del lavoro aveva comunicato l’intenzione di far partire numerosi e diffusi controlli sul corretto utilizzo degli ammortizzatori sociali con causale covid-19 per contrastare fenomeni elusivi e fraudolenti, già venuti alla luce dunque nei primissimi mesi.
L’Inps aveva infatti già comunicato che, su oltre 4 milioni di richieste di cassa integrazione pervenute entro il 31 maggio 2020, erano oltre 2.000 le aziende che, configurando il reato di truffa, avevano presentato richieste irregolari.
Spesso di trattava di aziende nate improvvisamente solo per richiedere l’erogazione delle integrazioni salariali, oppure di datori di lavoro operativi ma che avevano utilizzato comunicazioni retroattive per assunzioni dell’ultimo momento, volte sempre ad ottenere l’aiuto di Stato senza averne i requisiti.
Le verifiche intraprese dall’Ispettorato si sono dunque incentrate su:
- aziende operanti nei settori che non avevano subito interruzioni delle attività;
- aziende operanti in deroga alle misure restrittive previste dalla normativa emanata in relazione all’emergenza epidemiologica;
- aziende che avevano presentato domande di iscrizione, ripresa dell’attività, modifiche dell’inquadramento con effetto retroattivo in periodi immediatamente precedenti le richieste di trattamento delle varie forme di cassa integrazione;
- assunzioni, trasformazioni e riqualificazioni di rapporti di lavoro in periodi immediatamente precedenti le richieste di trattamenti delle varie forme di Cassa Integrazione;
- numero dei lavoratori interessati dagli ammortizzatori sociali ed eventuali esternalizzazioni;
- aziende che avevano collocato in smart working il personale e richiesto l’erogazione di ammortizzatori sociali;
- aziende che non avevano comunicato all’Inps la ripresa, anche parziale, dell’attività lavorativa.
L’Istituto ha attuato tutte le ordinarie azioni di verifica amministrativa mediante attività di controllo preventivo e automatizzato in ordine all’esistenza e all’operatività delle aziende richiedenti con dipendenti, alle tipologie e alla correttezza contributiva delle stesse e alla circostanza che i lavoratori interessati e gli strumenti di tutela fossero alle dipendenze delle imprese prima dell’entrata in vigore dei vari provvedimenti legislativi intervenuti nel corso dell’epidemia da covid-19.
Nell’ipotesi di richiesta di pagamento diretto da parte dell’Istituto è stata verificata, inoltre, la congruità dei dati riferiti e la corrispondenza tra i nominativi dei lavoratori inseriti nelle richieste di accesso ai trattamenti e quelli dei beneficiari degli stessi.
Trascorsa la fase del lockdown, sono state dunque avviate le attività di vigilanza orientate a verificare la legittimità della fruizione delle varie tipologie di ammortizzatori sociali autorizzati, per salvaguardare l’equilibrio finanziario del sistema previdenziale; in particolare, si è proceduto a verificare il corretto comportamento delle aziende che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni covid nel 2021 e 2022, per consentire l’eventuale recupero delle somme indebitamente corrisposte e l’adozione delle opportune misure.
A conclusione di tali verifiche, in caso di accertamento di irregolarità, l’istituto potrà pertanto provvedere ad avviare le conseguenti azioni, compreso il recupero delle somme indebitamente percepite nei confronti di società che abbiano impropriamente usufruito degli ammortizzatori sociali.
Fonte: Edotto.com