È il taglio del cuneo fiscale a garantire un aumento degli stipendi per i lavoratori dipendenti e, nel mese di ottobre, in busta paga si arriverà a somme aggiuntive superiori a 100 euro.
A mettere nero su bianco gli effetti del taglio dei contributi per i lavoratori dipendenti con retribuzioni fino a 35.000 euro è il Rapporto INPS presentato il 13 settembre 2023.
Il XXII Rapporto dell’Istituto fotografa la situazione del mercato del lavoro in Italia ed è inevitabilmente destinato a condizionare anche le scelte del Governo in vista della messa a punto della Legge di Bilancio 2024.
Ed è quindi sul taglio del cuneo contributivo, misura per la quale si attende la proroga al 2024, che vale la pena soffermarsi per stabilire quali sono gli effetti pratici sulle retribuzioni corrisposte ai lavoratori dipendenti.
L’INPS prende in esame il mese di ottobre, confrontando gli effetti della riduzione contributiva nel 2022 e nel 2023, alla luce dell’incremento della percentuale di taglio a partire dal mese di luglio.
Se nel 2022 il valore dell’agevolazione è stato pari a una media di 30 euro, con valori superiori a 50 euro solo per il 5 per cento dei beneficiari, nelle buste paga di ottobre 2023 si arriverà all’erogazione di somme aggiuntive pari in media a 100 euro.
Aumento degli stipendi, gli effetti del taglio del cuneo fiscale nel 2022 e nel 2023
Sulle retribuzioni corrisposte ai lavoratori dipendenti nel corso del 2022 il Rapporto INPS presentato il 13 settembre delinea uno scenario non certo positivo. L’importo medio annuo è pari a 25.112 euro, con un aumento del 4 per cento rispetto al 2021.
Il valore dell’aumento degli stipendi è inferiore all’inflazione e quindi, in termini reali, la retribuzione media ha subito una perdita importante di potere d’acquisto.
Un supporto in favore dei titolari di redditi medio-bassi è arrivato dal taglio al cuneo fiscale, misura di decontribuzione che ha portato ad un aumento degli stipendi, seppur lieve.
Si tratta dell’esonero contributivo introdotto dalla Legge di Bilancio 2022 in favore dei lavoratori dipendenti con retribuzione non superiore a 2.692 euro al mese, che per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre è stato fissato al 2 per cento, stesso valore confermato per il primo semestre del 2023.
A partire dal mese di luglio il valore dell’esonero contributivo è passato al 6 per cento per i dipendenti con retribuzione fino a 2.692 euro mensili e al 7 per cento fino a 1.923 euro.
A beneficiare dell’esonero nel corso del 2022 sono stati 11 milioni di lavoratori al mese, ma quali sono stati gli effetti concreti in busta paga?
Aumento degli stipendi superiore a 100 euro nel mese di ottobre 2023 per metà dei beneficiari del taglio al cuneo fiscale
Guardando al mese di ottobre 2022, preso in esame considerando che non risente degli effetti dell’erogazione di tredicesime o quattordicesime, l’impatto dell’esonero del 2 per cento è stato modesto.
L’aumento lordo degli stipendi è pari a circa 30 euro e, nel dettaglio, il Rapporto INPS evidenzia che:
- circa il 20 per cento dei beneficiari ha un ammontare dell’esonero tra i 30 e 40 euro,
- circa il 20 per cento tra 40 e 50 euro;
- per il 5 per cento si osservano valori superiori a 50 euro mensili;
- per il 25 per cento (per lo più lavoratori part-time) il valore è invece inferiore a 20 euro mensili.
Più alti invece gli importi riconosciuti ad ottobre 2023, considerando le modifiche normative che hanno portato al 7 e al 6 per cento il valore dell’esonero contributivo.
La media dell’esonero arriva a 98 euro. Circa il 57 per cento dei lavoratori percepirà importi superiori a 100 euro mensili e si tratta perlopiù di dipendenti in full time e che lavorano per l’intero mese, che riceveranno fino a 123 euro.
Circa il 2 per cento dei beneficiari percepirebbe somme inferiori a 80 euro, valore più basso evidenziato nel rapporto INPS, mentre per il 45 per cento dei beneficiari si arriverà ad un aumento dello stipendio superiore a 150 euro.
L’INPS parla quindi di un aumento cospicuo delle retribuzioni, considerando un imponibile medio dei beneficiari pari a 1.500 euro.
Il paradosso del taglio dei contributi: aumenta l’IRPEF
Il Rapporto INPS evidenzia un aspetto critico del taglio del cuneo contributivo, la cui efficacia risente della maggiore IRPEF dovuta a fronte dell’aumento della retribuzione imponibile sottoposta a tassazione.
Il beneficio effettivo in busta paga quindi potrebbe rivelarsi inferiore alle aspettative, per via dell’aumento della tassazione e dell’aliquota marginale IRPEF applicata.
Questo quindi un aspetto che potrebbe essere attenzionato dal Governo che, se da un lato ha confermato la volontà di prorogare il taglio del cuneo fiscale anche nel 2024, dall’altro è chiamato a mettere in campo tutte le misure utili per massimizzare l’efficacia del beneficio.
L’obiettivo è di incidere in maniera positiva sugli stipendi, e il capitolo delle imposte che gravano sulle buste paga dei lavoratori dipendenti resta quindi ancora tutt’altro che chiuso.
Fonte: InformazioneFiscale.it